Viaggio nella Toscana delle “sette” birre

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di Marco Norcini.

I giovani e la nuova frontiera dell’agricoltura, accanto alla Toscana del vino, dei formaggi e dei salumi si fa strada anche una nuova tendenza, quella della birra. Così si contano esperienze con il nome di “Birra Firenze” e “Camars” etrusca, passando per la Diana senese. In tutto nella regione che vanta Chianti, Brunello, Morellino, Nobile di Montepulciano, a braccetto con il pecorino di Pienza, gli oli Dop, e le Igp si contano anche 80 micro-birrifici, in tutto sono 600 in Italia.

La Toscana scopre, quindi, il luppolo. Proprio nella regione culto dei grandi vini, è la birra la nuova frontiera dell’agricoltura. Prodotta attraverso la lavorazione dell’orzo e gli altri cereali maltabili coltivati nei terreni aziendali, da qualche anno l’agri-birra è diventata qualcosa di più di un tentativo isolato da parte di alcuni produttori di esplorare un mercato nuovo dando allo stesso tempo sfogo ad una passione personale, creatività e magari esplorare un mondo che veniva ritenuto appartenere ai paesi nordici.

birra artigianaleSono ancora i giovani imprenditori under 40 a sperimentare forme alternative di un’agricoltura al passo con i tempi e dei gusti del consumatore sempre più “attratto” dalle bionde e dal doppio malto. Una tendenza confermata dall’Istat secondo cui il 45,8% consuma birra, percentuale che sale vertiginosamente fino al 60,5% tra i giovani di età compresa tra 24-35 anni superando di 8 punti gli habitué del vino. Che la birra quindi sia una bevanda più giovane lo confermano le statistiche riferite all’età. La Birra è una bevanda meno impegnativa del vino, per certi versi, ma come tutte le produzioni di qualità non manca di affascinare e crearsi un mondo attorno con rituali di degustazione analoghi a quelli del vino.

Il consumo procapite si aggira intorno ai 29 litri all’anno, molto poco rispetto a paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6. Sull’argomento anche le associazioni di categoria hanno elaborato studi e progetti. I mercati di Campagna Amica, by Coldiretti, infatti hanno aperto le porte della distribuzione diretta alle piccole etichette dei birrifici agricoli nati grazie al decreto del ministero delle politiche agricole il (Dm 212/2010) che permette alle aziende che producono la materia prima di creare una malteria o un birrificio aziendale. In questo caso viene considerata la produzione di questa amatissima bevanda come un’attività agricola connessa. “Il nostro progetto – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – ha stimolato la nascita di una nuova imprenditorialità costruita con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è però necessario qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere”.

E’ difficile fare una stima della coltivazione regionale di cereali orientati alla produzione esclusiva di malto: in Italia è complessivamente di circa 860.000 tonnellate di orzo nel 2014 su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari. Ampliando il panorama, sono un’ottantina i microbirrifici artigianali in Toscana (fonte Microbirrifici.org), oltre 600 in Italia. L’etichetta è la principale caratteristica distintiva delle piccole birre toscane che celebrano il territorio sfruttando il potete evocativo della “tuscanity”.

A Firenze per esempio la prossima a nascere sarà la “Birra Firenze” che presto sarà presentata ufficialmente ai consumatori mentre tra le agri-birre pioniere c’è la “Birra Prato” prodotta dal Birrificio Granducato da Luca Squilloni a Prato. Le birre del Granducato richiamano gli Etruschi, “Camars” ed il territorio d’appartenenza, vedi la “Bisentina” dedicata al Bisenzio. Tra le neo nate in Toscana “La Diana”, la coraggiosa sfida di otto amici senesi (Artur Biagini, Costanza Bellini, Andrea Giangregorio, Michele Giangregorio, Andrea Guadagno, Francesco Mazzuoli, Francesco Mulinari e Christian Vagnoni) che si ispira a misteriose storie.

“La Diana” è ottenuta principalmente con orzi distici coltivati nei terreni di Isola D’Arbia (a Siena). Dentro la birra “La Diana”, che è anche il nome della Cooperativa, rivive la storia della città, di quel fiume sotterraneo semprecercato e mai trovato: citato da Dante nel XIII canto del Purgatorio e raccontato dai nonni come una delle leggende che anima la magia della città. La cooperativa agricola “La Diana” gestisce il primo birrificio agricolo di Siena, in Via della Stufasecca.

Dal birrificio agricolo si passa alla birreria, dall’orzo alla birra alla spina e in bottiglia, tutto rigorosamente coltivato, lavorato e distribuito a Siena.